L’ULTIMO CAPITOLO DAL TITOLO L’ASCESA DI SKYWALKER CHIUDE LA TERZA TRILOGIA E LA STORIA DI STAR WARS IN MODO COMMOVENTE NONOSTANTE LE IMPERFEZIONI DEL PRODOTTO
GENERE: azione/avventura
USCITA IN SALA: 18 dicembre 2019
DURATA: 142 minuti
VOTO: 3 su 5
La parola “fine” è arrivata anche per la saga più amata da 42 anni a questa parte, composta da quei film ambientati in quella galassia lontana lontana che hanno fatto innamorare intere generazioni: Star Wars. Con L’ascesa di Skywalker si chiude un ciclo iniziato nel 1977 con Guerre Stellari (Episodio IV: Una nuova speranza), scritto e diretto da George Lucas.
Questa nuova e ultima avventura rappresenta lo scontro finale tra i sopravvissuti della Resistenza e gli schierati col Primo Ordine. A capo dei primi c’è Rey (Daisy Ridley), affiancata da Poe Dameron (Oscar Isaac) e Finn (John Boyega), e dovranno vedersela non solo con Kylo Ren (Adam Driver), che continuerà in ogni modo a provare a convincere Rey ad abbracciare il lato oscuro, ma anche col resuscitato Palpatine.
Dopo che nel 2017 la Lucas Film aveva affidato a Rian Johnson Gli ultimi Jedi concedendogli assoluta libertà, il testimone è ritornato a J.J. Abrams, che invece nel 2015 aveva avuto l’onore di prendere in mano le redini della saga dopo George Lucas con Il risveglio della forza. Un lavoro non facile, il suo, in quanto ha dovuto far conciliare lo stile classico della saga che in qualche modo aveva fatto suo, con quello di Johnson che ai più non era stato granché apprezzato. Il tutto regalando agli spettatori il finale tanto desiderato.
Stavolta ci troviamo più che mai davanti ad un episodio in cui la morte la fa da padrona, in ogni modo possibile. Sia per la commovente apparizione di Carrie Fisher, che nonostante sia scomparsa da ormai tre anni ritroviamo nei panni di Leia grazie all’utilizzo di alcune scene girate per Il risveglio della forza e poi tagliate; sia perché fa il suo ritorno, forse in modo un po’ troppo azzardato, il villain Palpatine; sia, infine, perché è un via vai continuo dall’aldila di personaggi che hanno letteralmente fatto la fortuna di Star Wars (senza spoilerare chi), e risultano determinanti non solo per la riuscita dell’effetto commozione ma anche per alcune dinamiche del film.
Un altro dei temi più battuti è quello dell’identità, una questione che tormenta i due protagonisti della nuova trilogia. Rey, che non ricorda la sua famiglia in quanto venduta da bambina, ora scopre i fatti reali della sua infanzia e riscopre sé stessa, nonostante la dura lotta per accettarsi. “Non avere paura di chi sei”, le dice, non a caso, profeticamente Leia. Ma c’è anche Ben Solo/Kylo Ren, eletto uno dei migliori personaggi dell’universo Star Wars di sempre grazie anche all’interpretazione di Driver che riesce a dare al suo personaggio la giusta dose di dolore e tormento. Figlio di Leia e Han Solo, nonché nipote di Darth Vader, a metà tra Sith e Jedi, aspirante al comando supremo, è il vero protagonista dell’atto finale. I due insieme stabiliscono un continuo equilibrio tra lato oscuro e lato chiaro, si attraggono e respingono fino al punto di non dover più opporsi, ma fondersi. Il sacrificio di uno è indispensabile per permettere all’altra di non perdersi nella paura e compiere il suo destino.
Il revival è continuo: il film non solo strizza l’occhio ai personaggi del passato che tornano attivamente a partecipare all’azione, come il mitico Lando, o che soltanto compaiono in cammei strappalacrime, ma ci riporta anche in luoghi iconici e di forte impatto, come quello dove si svolge la decisiva battaglia a suon di spade laser tra Rey e Kylo Ren, perfettamente coreografata.
Dire che L’ascesa di Skywalker sia un film perfetto sarebbe una bugia. Quello che proprio non convince è Palpatine, il suo ritorno, le sconclusionate giustificazioni alle sue azioni e al suo piano, poco coerente. Più apprezzabile il fatto di miscelare il vecchio e il nuovo, amalgamando personaggi del passato e del presente perché gli uni senza gli altri non potrebbero esistere, e in fin dei conti aiutano tutti a dare un degno finale a ciò che è stato e ciò che è ora. Perché, diciamo la verità, tutto è perdonabile: il film commuove e accompagna lo spettatore verso un finale che si è fatto attendere decenni, procedendo attraverso tre trilogie entrate nella storia del cinema; è intrattenimento, emozione, e sì, vi farà fare anche qualche pianto.
Che la Forza sia con voi!