Filming Italy LA: Claudia Gerini

A TU PER TU CON CLAUDIA GERINI, RIPERCORRENDO I PASSI PIÙ IMPORTANTI DELLA SUA CARRIERA

Claudia GeriniClaudia Gerini è una delle attrici che meglio rappresentano l’Italia degli ultimi trent’anni. Più di cinquanta film alle spalle, tanta televisione, qualche escursione nella musica, una carriera che attraversa tre decadi, la possiamo definire senza ombra di dubbio una Star. Eppure non ha mai abbandonato quella dolcezza, disponibilità e solarità che aveva fatto scattare il colpo di fulmine negli spettatori. Si capisce anche quando le chiediamo se con l’esperienza acquisita ha cambiato il modo in cui approccia un ruolo: “Io mi sento sempre una studentessa. Non ho una tecnica; il mio modo di interpretare viene sempre dalla pancia. Cerco di provare delle emozioni mettendomi in quella pelle, in quella vita del personaggio. Ho ancora lo stesso entusiasmo e ambizione”. La Gerini è quella che prima di iniziare un’intervista si preoccupa della comodità dell’interlocutore, è quella che ti parla con schiettezza, è quella che fa di tutto per metterti a tuo agio anche quando sembra impossibile non perdersi nei suoi grandi occhi blu.

Parliamo prima della città che la ospita in questi giorni, Los Angeles, che, scopriamo, lei conosce più di quanto si pensi. “Vengo in questa città da ventidue anni, ci sono stata anche per motivi privati. Avevo diciotto anni quando sono venuta la prima volta in vacanza, a venticinque perché un mio compagno aveva casa qui. Ho frequentato Los Angeles proprio come vita normale. L’ho vissuta poi con le bambine piccole, sono tornata qui col papà della mia seconda figlia, Federico Zampaglione, siamo stati due mesi e mezzo a registrare il suo album. È una città che ho vissuto tantissimo, ho tanti amici, almeno tre in particolare che quando vengo sono tanto felice di vedere. È una città che mi dà tanta energia, mi piace il fatto che sia l’ultima porta dell’Occidente, che poi c’è il Pacifico. Mi piace questo senso di libertà che ti dà. E anche un po’ quel senso di solitudine”.

Decidiamo di ripercorrere insieme i capisaldi della sua carriera, partendo proprio da quella ragazzina che cercava di arrivare al concerto di Vasco Rossi in Ciao Ma’. “Ho dei ricordi bellissimi. Mi ricordo questa Roma infuocata d’agosto, le riprese a Villa Borghese. Era il mio primo film e la stessa estate ho girato Roba da ricchi dove ero la figlia di Lino Banfi e Laura Antonelli. Ero proprio una bambina”.
Come tutti sanno, l’incontro con Carlo Verdone ha cambiato la sua vita artistica, ma forse neanche lei poteva immaginare quanto. “Lavorare con Carlo era il grande sogno che diventava realtà. Talmente io conoscevo i suoi film che temevo di rovinare qualcosa. Per me era una cosa sacra. Già da subito si vedeva come siamo marito e moglie, una sintonia automatica, però questo successo cult non me lo aspettavo”.

Con La passione di Cristo e John Wick 2, c’è stato il salto nelle grandi produzioni internazionali. Nel film con Keanu Reeves (“Una persona umile e dolcissima”) interpreta un personaggio così meravigliosamente diabolico, così diverso dalla sua personalità, da far rimpiangere che sia stato fatto fuori, precludendo future apparizioni nella serie. “La differenza sta nei soldi a disposizione. È una questione di mezzi, di scenografie imponenti, c’era un mixer del suono che prendeva quattro camion. Poi loro hanno tanto rispetto per la professionalità e apprezzano ogni cosa che dai. Nella scena in cui il personaggio si spogliava mi sono sentita molto protetta. E in quello di Mel Gibson saremmo potuti andare avanti all’infinito. Nell’ultima scena, dell’ultima inquadratura, dell’ultimo giorno c’era questo piano sequenza di camminata e dialogo nei corridoi dei palazzi romani di Ponzio Pilato. Mel mi dice – Io sono contento, ne vuoi fare un’altra? La rifacciamo, e ancora -Ne vuoi fare un’altra? Mel, se tu me lo richiedi, stiamo qui fino a domani. Non volevo andare via”.

Adesso è al cinema con Hammamet, film che ripercorre il periodo crepuscolare di una figura controversa, ma importante nella Storia Italiana, come Craxi. “È stato importante rivisitarlo perché c’era un silenzio assordante attorno a Craxi. Quando sono andata al cinema a vederlo c’erano quattro ragazzi di quinto liceo vicino a me, volevano saperne di più. Ti fa vedere il peso degli uomini politici di prima, paragonati a quelli di adesso. È un film poetico, dove non si fanno nomi, non ci sono tanti riferimenti storici in modo documentaristico. Non lo condanna, né lo assolve”.

Aldilà dei premi e del successo al botteghino, quale è il personaggio che Claudia porta nel cuore? “A me piace Donna Maria dei Fratelli Manetti, di Amore e Malavita,  per il quale ho ricevuto il David due anni fa. Un personaggio che ho amato alla follia; ho ballato e cantato. E io amo cantare, amo ballare”.

 

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