DIRETTAMENTE DAL FESTIVAL DI CANNES, IL REGISTA MICHELE DIOMÀ INTERVISTA GÉRALD DUCHAUSSOY
Film 4 Life presenta oggi ai suoi lettori una straordinaria intervista in esclusiva mondiale direttamente dal Festival di Cannes. Il nostro regista e reporter “maleducato” Michele Diomà ha incontrato per voi Gérald Duchaussoy e gli ha fatto qualche domanda…
1. Caro Gerald da diversi anni collabori alla selezione del Festival di Cannes dedicata ai classici restaurati ed ai documentari sulla storia del cinema, come hai iniziato questa esperienza?
Intanto va detto che è il delegato generale del Festival di Cannes Thierry Frémaux a guidare la sezione Cannes Classics, fu lui a crearla nel 2004, mettendo insieme alcune pellicole restaurate che erano state mostrate poco in giro, documentari sul cinema che spesso facevano parte di Un Certain Regard, creando così una sezione di classici restaurati. In questo modo diede il là anche ad altri importanti festival, contribuendo all’incremento delle operazioni di restauro in tutto il mondo.
Nel 2014 lavoravo presso gli uffici stampa del Festival di Cannes e di Toronto ed ebbi l’opportunità di passare al Dipartimento Film, una sezione composta da omaggi, eventi, scoperte, riscoperte e suggestioni varie, inoltre sempre in quello stesso anno presi parte alla creazione dell’International Classic Film Market del festival Lumière di Lione.
Sono stato un cinefilo precoce ed andavo al cinema con mio padre quasi ogni settimana, noleggiavo molte VHS in due videoteche, guardavo film su Canal+ e sulla TV via cavo. Cominciai molto presto a leggere riviste e libri di cinema, in particolar modo Starfix e Mad Movies, oltre a frequentare la biblioteca François Truffaut di Parigi per prendere in prestito dei libri. Mi ha sempre appassionato trovare dei collegamenti vedendo film, leggendo e scrivendo.
2. Viviamo in un’epoca in cui i film e le serie si vedono prevalentemente a casa, questa forma di fruizione a tuo avviso favorirà la divulgazione della storia del cinema?
Questa tendenza dominante di guardare i film a casa ha rappresentato una sfida sin dagli anni Cinquanta negli Stati Uniti, poi negli anni Settanta con la TV via cavo e le videocassette e verso la metà degli anni Novanta con l’avvento dei DVD. Lo stesso è avvenuto negli anni Ottanta in Europa attraverso la TV satellitare, quindi la situazione non è nuova a mio avviso. Ci sono cresciuto. Sono abbastanza fortunato da vivere in Francia dove il nostro sistema è stato di grande supporto alle sale cinematografiche sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando ci fu la ricostruzione. Riconosco oggigiorno un network molto efficiente e dinamico di cinema d’essai in Francia ed all’estero, sale in cui c’è una programmazione per un pubblico specifico, un pubblico vasto e un’idea chiara di cosa possa essere la storia del cinema, con validi distributori che si mostrano coraggiosi ed intelligenti.
Io stesso mi sono divertito a programmare e ad ospitare un film che abbiamo creato a Angoulême, nella Francia sud occidentale dove ora vivo. Di conseguenza è difficile per me rinunciare alle sale e considerare le abitazioni come il culmine nella trasmissione della storia del cinema. Ovviamente riconosco il fatto che alcuni canali TV e piattaforme stiano facendo un gran lavoro, investono, sono appassionati di cinema ed aiutano a preservare la visione dei film; riconosco che i DVD e i Blu-ray stiano svolgendo la loro funzione al massimo (ed alcuni lo fanno estremamente bene nel preservare sul serio i film), ma ad ogni modo abbiamo il dovere di supportare le sale cinematografiche e mantenerle forti.
3. In Italia ci sono argomenti che il cinema non può trattare, è di fatto impossibile distribuire attraverso la TV pubblica dei film di critica al potere o di satira politica, tutto questo ha innescato un livello di censura molto forte, anche se non dichiarato pubblicamente, qual è la situazione in Francia? Il cinema può affrontare qualsiasi argomento?
In Francia la censura era forte prima che venisse eletto Presidente l’esponente della sinistra François Mitterrand nel 1981. Da quel momento ho pochi esempi di censura cinematografica e sono spesso sorpreso dai temi affrontati nei film, anche se avverto una sorta di ritorno al moralismo e la gente ha paura di andare a vedere alcuni film o lasciare che li vedano i propri figli. Più che la censura in senso stretto percepisco maggiormente che la società è diventata più avversa a certi temi.
4. Ho letto che hai scritto un libro dedicato a Mario Bava, un regista che in Italia è poco ricordato nonostante l’originalità dei film che ha diretto, cosa ti ha affascinato in particolare del suo stile?
Ho sempre amato il cinema di genere e Mario Bava sin dagli anni della mia infanzia e poi durante tutta la mia adolescenza era uno degli autori più rinomati, specialmente nelle riviste per i fans. Scoprii il suo lavoro grazie al presentatore televisivo Jean-Pierre Dionnet sul canale della TV pay-per-view Canal+. In quel periodo, intorno alla metà degli anni ’90, nessuno avrebbe pensato che Mario Bava potesse essere protagonista di una retrospettiva nelle sale cinematografiche. Ma accadde alla Cinémathèque française.
Successivamente volli approfondire lo studio della filmografia di Mario Bava con il mio amico Romain Vandestichele e dicevamo sempre che avremmo dovuto scrivere un libro prima o poi sul suo lavoro. Perché? Beh, perché volevamo esplorare il cinema di genere e contribuire al suo riconoscimento affinché il cinema italiano venisse ancor più diffuso e certamente anche attraverso i film di Bava. Lo stile visivo, la qualità della sua tecnica, la fotografia, l’approccio mentale al cinema, la sua invenzione del giallo (inteso alla francese) e l’horror slasher , tutto ci spingeva a testimoniare attraverso un libro il nostro amore per il cinema di Mario Bava.
5. Noi registi italiani guardiamo all’industria cinematografica francese con ammirazione ed anche con un po’ di invidia, dato che c’è molto più spazio per i giovani produttori rispetto all’Italia, cosa aggiungeresti al sistema di produzione francese?
Non sono un grande specialista del sistema produttivo francese quindi preferisco non dare un punto di vista generico che possa risultare non preciso, tuttavia posso dirti che mi piacerebbe vedere film più taglienti, con una sensibilità cruda. Mi sembra che il cinema stia andando lontano dalle sue radici operaie e da quella durezza che io apprezzo particolarmente nei film.
6. In Italia nelle scuole non si studia la storia del cinema, qual è la situazione in Francia?
La Francia ha molti programmi nelle scuole a supporto del patrimonio cinematografico, un diploma di scuola superiore di cui il cinema è la materia principale e un forte collegamento con i Licei. Gli insegnanti si battono per preservare questo sistema attuale, che è forte ed è diffuso. L’educazione cinematografica ha bisogno di essere sostenuta ancora, come la pittura, la fotografia e l’architettura, che sono meno conosciute ad esempio. Tutto è connesso. La cultura è un unico grande mondo.
7. Quali sono i 5 film della tua vita?
È una domanda difficile perché la risposta cambia di giorno in giorno. In questo momento posso dirti:
- Sei donne per l’assassino by Mario Bava
- Le Samouraï by Jean-Pierre Melville
- Near Dark by Kathryn Bigelow
- Tôkyô monogatari by Yasujiro Ozu
- Voyna i mir by Serge Bondartchouk
A cura di Michele Diomà
FOTO CREDITS: Festival Européen du Film Fantastique de Strasbourg