L’affaire Cahiers du cinéma

CAHIERS DU CINEMA, OVVERO QUANDO L’INFORMAZIONE SI DIFENDE DAL MARKETING 

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Ci sono notizie di settore, che quasi sempre restano chiuse nel “recinto” degli addetti ai lavori, senza incidere più di tanto sull’opinione pubblica e che non riescono a determinare alcun cambiamento, anche quando sarebbe necessario. Così è stato anche per una vicenda clamorosa, che partendo da una questione legata alla critica cinematografica, ha suscitato in Francia riflessioni sull’intera credibilità del giornalismo.
Un “affaire” che può spingerci a riflettere anche su cosa sia l’informazione nel nostro paese, con l’intento di individuare eventuali punti critici.

Il fatto: i Cahiers du cinéma è la rivista di critica cinematografica più prestigiosa al mondo, fondata nel 1951, ha conquistato la propria fama attraverso la libera interpretazione delle opere di autori come Alfred Hitchcock e Roberto Rossellini, sempre confermandosi un giornale non portavoce delle varie industrie cinematografiche.

In sintesi leggendo i Cahiers du cinéma per oltre mezzo secolo nessuno ha mai potuto ipotizzare che certe critiche ad un film nascondevano un conflitto d’interessi. Tutto questo fino a poche settimane fa, quando l’intera redazione ha dato le dimissioni. Una scelta “forte”, ma forse inevitabile, a causa di un cambio di proprietà della rivista che comprende al proprio interno alcuni potenti produttori cinematografici.

Per fare un paragone pop, calcistico, sarebbe come se il presidente di una squadra di serie A diventasse anche il responsabile della designazione degli arbitri di tutte le gare del campionato. Quanto accaduto ai Cahiers du cinéma possiamo considerarla anche una grande occasione, un potenziale spartiacque positivo, almeno per chi crede che la stampa per essere credibile non si debba mai prestare a conflitti d’interessi.
Il rischio è altrimenti quello di spacciare il marketing per informazione, vendendo oggi la pubblicità ad un film per una critica cinematografica super partes, domani scrivendo un articolo nel quale magari si maschera una legge ad personam per un’iniziativa realizzata nell’interesse della collettività.

Non ci resta che rivolgere un plauso ai giornalisti dei Cahiers du cinéma, che attraverso il proprio sacrificio, dimettendosi, hanno rivolto un messaggio al mondo ed hanno dato prova di quanto l’informazione non debba essere mai nelle mani del potere, anche nel caso in cui tale potere sia pronto a dichiarare di non “dopare” le notizie.