IL TRIESTE FILM FESTIVAL GIUNGE ALLA SUA 32ESIMA EDIZIONE E CONTINUA IL SUO PERCORSO DI CRESCITA
Il Trieste Film Festival, giunto alla sua trentaduesima edizione, è la principale manifestazione italiana espressamente dedicata alle cinematografie dell’Europa Centro Orientale. Il progetto nasce nel 1988 (edizione Zero) come osservatorio delle produzioni cinematografiche dell’Est Europa con una particolare attenzione all’area dell’Alpe Adria.
Nel corso degli anni, il modificarsi degli scenari geo-politici ed economici di questa parte di Europa influisce sulla denominazione (da Alpe Adria Cinema: incontri con il cinema dell’Europa centro orientale la manifestazione cambia il suo nome in Trieste Film Festival) e sulla struttura del festival (non più solo una panoramica sulle produzioni cinematografiche dell’area ma concorsi e retrospettive) senza intaccarne l’identità. Il festival allarga il suo sguardo per giungere fino alle più lontane repubbliche dell’Asia Centrale, lasciando che sia il cinema a raccontarci le cadute dei muri, il dissolvimento e la nascita di nuovi stati tra rivoluzioni di velluto e guerre atroci.
Negli ultimi anni, proprio per soddisfare le esigenze di mercato, è stato dato un forte impulso alle attività rivolte ai professionisti del settore sia sul versante produttivo che distributivo: da ormai 10 anni il forum di coproduzione When East Meets West (organizzato dal Fondo Audiovisivo FVG con la collaborazione del Festival) riservato a produttori, commissioning editors, sales agents, distributori, rappresentanti di fondi nazionali e internazionali, favorisce le coproduzioni internazionali.
C’è Last stop Trieste, sezione work in progress dedicata ai documentari precedentemente sviluppati/presentati in una delle piattaforme partner. This is IT invece, una nuova sezione dedicata esclusivamente a lungometraggi di finzione in post-produzione. L’idea è quella di creare una vetrina unica dedicata al cinema indipendente di qualità dove i team selezionati avranno la possibilità di presentare il proprio progetto e mostrare dieci minuti del loro film ad un’esclusiva platea con più di 40 sales agents, programmatori di festival e buyers internazionali.
Attualmente la manifestazione propone anteprime internazionali e nazionali di lungometraggi, cortometraggi e documentari strutturate in un programma ampio e diversificato, costituito da oltre un centinaio di film, cui si aggiunge un vasto programma di eventi collaterali: masterclass, Realtà Virtuale, workshop, mostre, concerti, il TSFF dei Piccoli (un festival espressamente e interamente dedicato ai bambini) e il Trieste Film Festival in Tour.
Nel 2011 viene istituito inoltre il Premio Corso Salani, in ricordo del regista fiorentino prematuramente scomparso e grande amico del festival, che vuole essere un aiuto e una vetrina dedicata al cinema italiano indipendente. Il premio, attribuito da una giuria di professionisti del settore, viene assegnato quale contributo all’uscita di un film italiano terminato ma ancora senza distribuzione in sala.
Il trentaduesimo Trieste Film Festival ha aperto i battenti il 21 Gennaio per concludersi il 30 di questo stesso mese. Diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo, che pur in una nuova formula imposta dall’emergenza sanitaria Covid-19 (gli oltre 50 titoli in programma si potranno vedere online su MYmovies) non rinuncia alla sua storica “missione”: che è, sì, quello di portare in Italia il meglio del cinema dell’Europa centro orientale, ma anche (basti pensare alle recenti edizioni dedicate al Muro di Berlino e alla riunificazione della Germania) tenere viva, proprio attraverso il cinema, la memoria delle pagine più importanti della storia di questa parte di (vecchio) continente.
Non stupisce, dunque, che questa edizione avrebbe dovuto avere il proprio fulcro nel ricordo del trentennale delle guerre balcaniche (1991/2021): “Il focus sul trentennale delle guerre balcaniche (1991/2021) è un progetto a cui stavamo lavorando da anni” spiegano i direttori artistici. “La pandemia ci ha costretti a posticiparlo, perché di molti dei film che avremmo voluto proporre esistono soltanto le copie in 35mm, impossibili da “proiettare” in un festival online. L’appuntamento è dunque rimandato (speriamo già in primavera), ma ci sembrava doveroso che a un anniversario così importante fossero dedicati due momenti “simbolici” come l’apertura e la chiusura”.
Tredici i titoli del Concorso lungometraggi (in giuria la regista Adina Pintilie, la produttrice Ewa Puszczyńska, il critico cinematografico Paolo Bertolin). Degno di nota anche I Never Cry di Piotr Domalewski, sguardo realistico sulle difficoltà che affrontano le famiglie separate dall’emigrazione, e di immigrazione si parla anche nel bulgaro Fear di Ivaylo Hristov, dramma che vira in commedia (dell’assurdo) su una donna pronta a mettersi contro l’intero villaggio per ospitare un migrante. Dall’Europa di oggi a quella dell’immediato dopoguerra con A Frenchman di Andrej Smirnov, la Mosca del 1957 vista con gli occhi di un ragazzo francese, figlio di un ufficiale arrestato negli anni 30, e In the Dusk di Šarūnas Bartas, selezionato al Festival di Cannes e presentato in prima mondiale a San Sebastian: il romanzo di formazione di un diciannovenne sullo sfondo della Resistenza lituana contro l’occupazione sovietica dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Dalla Grecia arriva Pari di Siamak Etemadi, una madre iraniana per le strade di Atene alla ricerca del figlio studente, di cui non ha più notizie; tutt’altro tono, dalla Romania, nella commedia satirica The Campaign di Marian Crișan, un politico in odor di corruzione a caccia di voti per un seggio a Strasburgo e nel serbo My Morning Laughter di Marko Đorđević prende le mosse da uno spunto autobiografico per raccontare le scelte discutibili di un trentenne. E ancora, due dei film più sorprendenti della scorsa stagione: il polacco Sweat di Magnus von Horn, anche questo selezionato a Cannes, tre giorni nella vita di una “fitness-influencer” che da star di instagram diventa vittima di uno stalker e il georgiano Beginning di Dea Kulumbegashvili, selezionato a Cannes e vincitore a San Sebastian, storia di una donna, Yana, moglie del leader di una comunità di Testimoni di Geova attaccata da un gruppo estremista.
Per finire, Faruk Lončarević, che in So She Doesn’t Live si ispira al più efferato caso di omicidio della Bosnia post-bellica per raccontare un mondo ancora brutale. Evento speciale fuori concorso, dall’Azerbaigian, In Between Dying di Hilal Baydarov (presente anche nel concorso documentari col suo Nails in My Brain), viaggio nella consapevolezza interiore che guarda al cinema di Bresson. Un vortice di cultura, storia, grandi artisti e cinema indipendente in un momento storico che urla il bisogno di esser risvegliato.