FUMETTI E FILM ANCORA A BRACCETTO: UN ANNO DI EMERGENZA RACCONTATO PER IMMAGINI
Non è una novità che l’arte raccolga la sua linfa vitale anche dal momento storico che si vive. Nello specifico, più l’era è “soffocante”, più gli scenari sono distopici, più ci sentiamo vittime del nostro stesso tempo, maggiore è la necessità di esprimere. Comunicare la propria frustrazione, gridare il proprio dolore, l’indignazione. L’arte, nel suo significato più generale, equivale a quella valvola di sfogo fondamentale quando la quotidianità sbatte letteralmente all’uomo in faccia la sua impotenza.
Lo stesso è successo in tempo di COVID-19. Anche l’arte si è “piegata” alla necessità di espressione, al richiamo di evasione, alla frustrazione di domande che proliferano senza fine e a risposte che non nascono. A distanza di più di un anno, a raccontare l’evoluzione (o l’involuzione), di tutta la situazione che il mondo intero sta ad oggi vivendo, ci sono anche i loro, i fumetti. Sorvolando sulla quantità infinita di libri e canzoni che sono già state scritte, i fumetti si sono confermati uno dei veicoli d’informazione più efficaci per lasciare il segno di un momento che fatica e annaspa nel balordo tentativo di trovare le cosiddette parole “giuste”.
Fra i fantastici disegnatori che si sono confrontati con lo spesso sarcastico e cinico modo di raccontare la pandemia, emergono 137 disegnatori che sono già diventati parte di una raccolta in un libro che, signori e signore, ha già attirato l’attenzione di due produzioni cinematografiche indipendente, (una tedesca e l’altra francese). I nomi non sono ancora stati resi pubblici, ma della raccolta di testimonianze disegnate a colori e in bianco e nero rispetto a tutto quest’anno faranno con ogni probabilità un documentario. Un tentativo di discostarsi dal tono sentenzioso delle piattaforme di comunicazione. La pandemia a fumetti non è un modo per svalutarne gli effetti devastanti, al contrario, si prefigge l’obiettivo di dare uno scorcio diverso su tutto quello che è successo e che sta succedendo. Un approccio che vuole far sentire la propria voce senza creare falsi allarmismi, una storia di adulti anche per bambini.
137 artisti da 30 Paesi di cinque diversi continenti con un obiettivo comune: raccontare un anno di emergenza sanitaria e conservare una memoria viva dell’epoca che stiamo attraversando. È l’obiettivo di Cefa e Ya Basta che a luglio hanno lanciato una call per artisti e disegnatori, alla quale hanno risposto anche nomi noti come Zerocalcare e Giuseppe Palumbo. Oggi quel progetto è realtà e dà vita al libro My Covid in comics, che rappresenta un’immagine collettiva degli effetti della pandemia in oltre 300 opere accompagnate dalla trama narrativa dei curatori Jacopo Granci e Claudio Calia.
Il progetto pone l’accento non solo sulla mancanza di relazioni che isolamenti e diposizioni hanno portato con sé, ma anche su tutti coloro che soffrono non solo la solitudine ma la perdita nel senso più stravolgente del termine.
L’insieme è “un vero e sorprendente affresco corale” scrive Patrizio Roversi nell’introduzione del libro.
Ed è proprio sulla raccolta che ha creato il libro (in libreria dal 29 Marzo), che le produzioni indipendenti vorrebbero soffermarsi. Rappresentare il momento della creazione, esplorare la nascita stessa dell’idea con l’intento di dimostrare che anche e soprattutto in situazioni come questa l’essere umano sa tirare fuori la parte migliore di sé. La voglia di esprimere e di comunicare annaffia un terreno già fertile. Abbiamo un istinto di sopravvivenza di cui spesso non siamo consapevoli e se del libro si farà un film, questo sarà quello su cui si soffermeranno.