Strappare lungo i bordi, Zerocalcare è su Netflix

LA SERIE, ONLINE DA POCHI GIORNI, AL TOP DELLE CLASSIFICHE: ECCO COME STRAPPARE LUNGO I BORDI DI ZEROCALCARE HA CONQUISTATO GLI SPETTATORI

strappare lungo i bordi posterDurante il lockdown del 2020 era diventato un appuntamento che in molti aspettavamo, quello della pubblicazione dei suoi corti animati di pochi minuti sui social. Per lui, Zerocalcare, quella chiusura forzata è stata l’occasione di poter sperimentare qualcosa di nuovo, che ha portato a fargli circolare intorno così tanti consensi e attenzioni che addirittura Netflix ha bussato alla sua porta. Nasce così, molto sinteticamente, Strappare lungo i bordi, una serie animata di 6 episodi di 15/20 minuti ciascuno: e se c’è un prodotto che quest’anno vale il punteggio pieno è proprio questo.

La storia è quella che abbiamo letto nel fumetto e visto già nel film La profezia dell’armadillo, con alcuni cambiamenti volti a sottolineare come sì, è autobiografica e racconta di lui, ma poi tutto è universale e non bisogna concentrarsi sul suo trascorso, unicamente. Al centro del racconto un viaggio, intervallato da flashback che partono dall’infanzia fino ad arrivare a un passato più recente.

Ed è impossibile non riconoscersi nel personaggio di Zero, per i nati negli anni 80, che hanno chattato su Msn e consumato il dito sulla tastiera del pc per inviare a chiunque il curriculum alla ricerca di un lavoro, e nel frattempo si sono mantenuti con le ripetizioni a ragazzini distratti e indifferenti per lo più: Zero sono io, sei tu, siamo noi, appartenenti a una generazione lasciata sola, senza certezze e appigli. Un tuffo nel passato per molti, che fa riflettere su come il tempo sia volato in un baleno. Tra ansie e paure, manie e sensi di colpa, l’alter ego del fumettista romano vive le sue paranoie (lo smarrimento per aver deluso la maestra di scuola, la maledizione che lo porta a partire 4 ore prima ogni volta che ha un viaggio da fare, pipponi vari,…) fino a che non capisce che si è solo un filo d’erba in questo sconfinato prato, e quanto è bello non avere il peso del mondo sulle proprie spalle. Insomma ad ogni trip e film mentale che ci facciamo ogni giorno, possiamo mettere la parola fine. E non è mai moralista, perché anche se tira in ballo problemi non da poco (come la ludopatia o il suicidio) non fa mai pipponi lagnosi da predicatore sapientone.

La serie è ricca di citazioni pop ed easter egg, ed è un piacere (anche un po’ nostalgico) riconoscere tutti i riferimenti a fatti, film, personaggi, che costellano le puntate: dal Dawson piangente agli scontri del G8 di Genova, da Dante a Nietzsche, dalle stragi di Falcone e Borsellino a Il Trono di Spade, fino a personaggi più o meno riconoscibili inseriti nelle scene (sia reali che già comparsi nei suoi fumetti passati). Ma inizia anche ad essere molto citata. Esempio? Eccolo:


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Anche se, come sempre, Netflix non ha reso noti i numeri esatti degli ascolti, per certo c’è che Strappare lungo i bordi è la prima serie animata prodotta in Italia a finire tra le sue tendenze, e sembra aver superato anche Squid Game. A girarla è stata la DogHead Animation, già conosciuta per aver realizzato il video clip di Mika e Soprano del brano Le Coeur Holiday e le animazioni di Tolo Tolo, film di Checco Zalone. A lavorarci, come ha sottolineato lui stesso più volte, sono state più di 200 persone.

Piccolo appunto: chi ha avuto il coraggio di attaccare la serie perché “è tutta in romano e il romano non si capisce” e si è “ingarellata” su sta cosa (cit.), dimostra di non conoscere Zerocalcare, né di capire che non poteva essere altrimenti. È proprio questo tipo di dialetto, di borgata, assolutamente contemporaneo, vivo e vibrante, uno dei suoi punti di forza, perché rende lo show vero e lontano da ogni omologazione. E la sua responsabilità non è poca, visto che a doppiare tutti i personaggi è lui (tranne l’Armadillo, che è Valerio Mastrandrea), almeno fino alle scene finali in cui ognuno acquista una voce propria lontana da quella del narratore. Ecco il punto di svolta, il momento in cui tutto cambia e lui, che fino ad ora ha animato vocalmente tutti, non è più solo.

Per chiudere, un messaggio a Michele: Daje Zero, è annata così, è annata alla grande!

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