Elvis: recensione

ELVIS, OLTRE IL MITO: LA VITA E LA MUSICA ATTRAVERSO GLI OCCHI DELLA CONTROVERSA FIGURA DEL COLONNELLO PARKER

Elvis_LocandinaDURATA: 159 minuti

USCITA: 22 giugno 2022

VOTO: 4 su 5

La vita e la musica di Elvis Presley in un caleidoscopio di avvenimenti ed emozioni, con in primo piano il rapporto tra il cantante e il suo manager, il Colonello Tom Parker, una figura più vicina ad un padre-padrone che ad un vero e proprio manager. Sullo sfondo l’America della segregazione razziale, tra gli anni ’60 e ’70, un panorama politico al quale Elvis non era indifferente.

Lo stile di Baz Luhrmann è evidente lungo tutto l’arco della pellicola, ma è un approccio al biopic che non può che elevare il racconto. Elvis e il colonello Parker vengono presentati come due facce della stessa medaglia, la storia di uno imprescindibile da quella dell’altro, con le celebri hits spesso riarrangiate, rielaborate, frullate e ripetute in commento sonoro costante. Scordatevi la narrazione lineare o il riassunto dei momenti salienti (qui siamo più dalle parti di Rocketman, per intenderci), le canzoni di Elvis sono come un terzo elemento, patrimonio acquisito della cultura popolare, per cui può capitare di sentire Can’t help falling in love prima che venga scritta, a sottolineare l’incontro con Priscilla, e risentirla ancora una volta più tardi nelle esibizioni dal vivo.

La vita di Elvis viene presentata come una tragedia greca, narrata dal pigmalione, il Colonello Parker che lo usa e ne abusa, imprigionando Elvis nella sua stessa fama, per trarne giovamento personale. Ma Elvis ha bisogno del Colonello; per quanto lo si possa odiare è innegabile il suo contributo nel rendere il cantante una star. Forse le parole del Colonello, “ci siamo usati a vicenda”, non sono poi così infondate. Il film vive in quelle zone grigie, dove non tutto è bianco o nero, non c’è buono contro cattivo. Anche se a vedere Elvis costretto ad una residency perenne a Las Vegas, non può non portare il pensiero a parallelismi moderni, le sorti di un’altra star della musica, Britney Spears, anch’essa costretta ad esibirsi a Las Vegas ad oltranza fino alla recente separazione dal padre che ne controllava ogni decisione. La stessa risoluzione fortunata non è toccata al Re Del Rock’n’Roll.

Elvis è una pellicola di altissimo livello, dove Austin Butler con la sua presenza, la sua voce, il suo sguardo, cattura ed emana lo stesso magnetismo di Elvis Presley. Questa è una vera e propria trasformazione, un’interpretazione da nomination agli Oscar, non c’è dubbio. Così come lo sono il trucco e montaggio. Il passare degli anni sul suo volto avviene con una naturalezza e semplicità raramente vista prima e la visione di Luhrmann può prendere vita solo grazie ad un montaggio scaltro.

Elvis è un degno tributo ad una grande figura dell’intrattenimento, il racconto di un pezzo di Storia Americana, precursore di tutto il modo di fare e intendere l’entertainment che ne è seguito.

 

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