Barbie: recensione

LA VITA DI PLASTICA È FANTASTICA. COME LA CELEBRE CANZONE, IL FILM SU BARBIE FA CENTRO, FACENDOSI CARICO ANCHE DI UN MESSAGGIO FEMMINISTA.

barbie_locandinaDURATA: 114 minuti

USCITA: 20 luglio 2023

VOTO: 4 su 5

Se qualche anno fa qualcuno avesse espresso il desiderio di fare un film in carne ed ossa su Barbie, il giocattolo per eccellenza (almeno per tutte le bambine del mondo), lo avrebbero preso per pazzo. E infatti quando il film è entrato in produzione non sono mancate le osservazioni di un pubblico scettico e smaliziato. Eppure. Eppure Barbie è un film che coglie nel segno.

Costruire un film, una storia, su un giocattolo può essere fatto in due modi, o la si prende seriamente, alla Transformers per intenderci, e allora giù di effetti speciali, sequenze catastrofiche e fracassone, oppure la si mette sul ridere, come nel caso di Lego movie. Barbie segue la seconda strategia.

L’operazione è cosciente di essere un film e di avere un pubblico, a partire dalla voce fuori campo di Helen Mirren, sarcastica e pungente, ma ha anche un grande cuore. Non si prende gioco dei suoi protagonisti, pur avendo un tono altamente ironico. Non scordiamoci però che trattasi pur sempre di un film di Greta Gerwig, per cui dietro la facciata rosa e zuccherosa si cela una chiara visione femminista di quel che rappresenta Barbie e una forte intenzione di reinventarla come eroina, come modello per le donne forti, non la bionda svampita alla quale siamo abituati ad associare il termine. Il sottotesto femminista è fortemente presente, ma anche abilmente bilanciato dalla leggerezza dei toni, dallo spirito umoristico, dalle battute costanti che rendono il film altamente divertente. Come la più classica delle fiabe, davanti alla morale c’è una storia di forte appeal sulle masse.

La buona riuscita non sarebbe però possibile senza una produzione di altissimo livello, da un cast fortemente in parte, in ogni singolo ruolo, dai principali come Margot Robbie e Ryan Gosling a tutte le Barbie e i Ken che costellano il mondo fantasioso. Margot Robbie è al centro, in quanto simbolo della Barbie stereotipo, e se inizialmente può essere stata la sua bellezza ad aver convinto tutti ad associarla alla bambola, è la sua interpretazione, la psicologia del personaggio nella quale l’attrice scava a fondo, a renderla perfetta per la parte. Tutto funziona alla perfezione: le musiche (la sequenza della canzone di Dua Lipa in apertura è degna del miglior musical), la scenografia, così curata nei dettagli, il mondo plastificato in contrasto con una Los Angeles guidata dai direttori d’azienda e permeata dal machismo.

Se il film ha un difetto è quello di perdere un po’ di smalto nel finale, diciamo che la regista non sapeva come tirare le somme, finendo per pasticciare un po’ con il destino dei personaggi. Ma è facilmente perdonabile, perché questo è un film che una volta visto vien subito la voglia di tornare a vederlo.

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