Inmusclâ, il film in clautano di Michele Pastrello

INMUSCLÂDISPONIBILE SU CHILI DALL’11 DICEMBRE, PARTE DALLA NATURA DELLA VALCELLINA PER RIFLETTERE SULLA MENTE UMANA E LA DIFFICOLTÀ DI DISTRICARSI DAI PROPRI TRAUMI

Inmusclâ di Michele Pastrello (locandina)Una donna – una fémena perduda ò – alla ricerca di una persona scomparsa attacca dei volantini sui muri; ha il polso fasciato e guarda le montagne che la sovrastano. Si incammina in quella natura innevata e deserta, con solo una bussola che forse non sarà abbastanza per evitare di perdersi. Seguita da due strane presenze (un lupo che pare tallonarla e una oscura figura che si cela dietro gli alberi muschiati). questo cammino la porterà dentro un’imperscrutabile mondo che le appartiene. Smarrita, senza riferimenti, incapace di oltrepassare una dimensione dove ciò che minacciosamente la circonda non è quello che sembra.

Inmusclâ è un film di Michele Pastrello, fotografo oltre che regista, che fin dall’inizio della sua produzione ha voluto concentrarsi sul raccontare cosa si cela nell’animo umano. I suoi cortometraggi (dopo una parentesi sul genere thriller) affrontano tematiche e domande psicologiche, introspettive ed esistenziali della natura umana: si può custodire l’assenza di un amore? Si può far pace col proprio bambino interiore? Fino a che punto riusciamo ad auto-sabotarci per negare di meritare della dolcezza? Esistono le anime gemelle?

Con questo mediometraggio, Pastrello approda con la sua macchina da presa in un territorio ancora naturalmente integro e seducente, la Valcellina. Qui prende piede il cammino (sia fisico che interiore) della protagonista interpretata da Lorena Trevisan.

La storia che ho voluto raccontare è quella di una donna che si perde ancora una volta in un (non) luogo che – benché le sia familiare – la porta ogni volta a smarrirsi. E tutti i mezzi che usa per orientarsi non sono funzionali e portano soltanto le ferite (e i mostri che le generano) a riproporsi. […] Per mettere in scena ciò ho scelto uno stile di racconto registico lento, quasi sfiancante, come è l’eterno ritorno del re-living della coazione a ripetere . Ho esaltato silenzi, presenze di rivi, di alberi, di rocce, di neve, del gelo e del muschio infestante, che copre il bosco come la mente della protagonista stessa. Ed al contempo ho lasciato alla musica un ruolo più marginale rispetto ad altre mie opere.
Ho infine optato per la variante friulana del clautano (da Claut, paese delle montagne della Valcellina) , ad  evocare un codice linguistico misconosciuto e da interpretare, come i segnali stessi della  mente umana. Per realizzare ciò ho collaborato con la poetessa clautana Bianca Borsatti, cantrice in versi dei luoghi ostili della Valcellina con il suo dialetto.

Il film sarà disponibile dall’11 dicembre su Chili.

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