A Quiet Place – Giorno 1: recensione

PREQUEL TESO E ASCIUTTO CON UNA STRAORDINARIA LUPITA NYONG’O

DAYONE_locDURATA: 99 minuti

USCITA: 28 giugno 2024

VOTO: 3.5 su 5

L’universo di A Quiet Place si espande con una origin story che non indugia in troppe spiegazioni e focalizza l’attenzione sull’azione, elevando quel senso di suspense già delineato con il primo capitolo. Fare paragoni comunque sarebbe inutile, un po’ l’effetto sorpresa, un po’ l’enorme lavoro sul sonoro, il primo capitolo è inarrivabile. Questo prequel è più vicino a film come I am Legend che al capostipite della serie. Detto questo, dietro la macchina da presa c’è Michael Sarnoski, il quale aveva diretto il magnifico Pig con Nicolas Cage, bravo a mantenere punti di contatto con i film di John Krasinski, offrendo un nuovo punto di vista.

Lo fa prima di tutto dando il giusto spessore ai personaggi, arricchendone la storia personale di particolari e creando il necessario senso di empatia con lo spettatore. Anche perché in questo film non può fare affidamento ad una sordomuta, né al carisma di Emily Blunt. Gli dà una mano enorme Lupita Nyong’o, la quale, in perfetta sintonia con il regista, ci regala una eroina dalle mille sfaccettature.

L’attrice interpreta Samira, una ragazza con un male terminale, che vive in una casa di cura assieme ad altri pazienti afflitti da condizioni diverse, anche mentali. La gita fuori porta è l’occasione per visitare New York e, forse, mangiare una pizza come si deve, dopo mesi del cibo senza sapore dell’ospedale. La scampagnata viene presto interrotta dall’arrivo dal cielo di creature aliene che cacciano la propria preda al minimo rumore. Nel panico generale Samira inizia una fuga a piedi verso la sua Harlem, a cercar rifugio dall’attacco. Anche se non ben accolto, l’accompagna lo studente inglese Eric (Joseph Quinn), che vede in lei la chiave per sopravvivere. Le creature sono veloci, scaltre e letali. Il senso di pericolo è avvertito lungo tutta la pellicola.

La bravura del regista Sarnoski sta anche nell’idea vincente di dare un obiettivo ai suoi personaggi che, per quanto frivolo, aiuta ad avere una chiara direzione. Infine, così come nell’opera di Krasinski, dice la sua sul tema del sacrificio, vero e proprio sottotesto di tutta la trilogia. Giorno 1, per quanto possa sembrare una furbata commerciale per aggiungere un tassello alla saga, a conti fatti risulta un ottimo prodotto di tensione, terrore e azione, supportato da un cast di grandissimo talento che afferra l’attenzione e non la molla mai, neanche per un minuto.

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"O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire."