Un piedipiatti a Beverly Hills – Axel F: recensione

EDDIE MURPHY TORNA A VESTIRE I PANNI DEL MITICO AXEL FOLEY ED È COME SE IL TEMPO NON SIA PASSATO MAI.

AXELFOLEY_locandinaDURATA: 115 minuti

USCITA: 3 luglio 2024

VOTO: 4 su 5

Ci sono voluti solo trent’anni e Netflix per riportare Axel Foley al cinema. Anche se tecnicamente non è “al cinema”, ma sulla piattaforma streaming. I tempi cambiano. Ma non il potere comico di Eddie Murphy. Forse si poteva azzardare e fare uscire questo film nelle sale perché, dopo il pallido terzo capitolo che sembrava aver messo definitivamente la parola fine alla serie, questa volta ne vale veramente la pena.

Sin dalla prima inquadratura, dalle note di The Heat is On (lezione imparata da Top Gun Maverick, replicare l’inizio per filo e per segno) sembra di essere catapultati negli anni ‘80. Eddie Murphy sarà pure invecchiato e appesantito, ma è ancora capace di far ridere. La trama richiede come al solito la sua presenza a Beverly Hills che, anche questo come al solito, non viene ricevuta con piacere. Anzi, viene subito arrestato.

È presente ovviamente nella pellicola il servilismo ai fan, dal tema musicale costante in sottofondo, alla rimpatriata di personaggi chiave (John Taggart e Billy Rosewood, ma anche Serge). Tuttavia non è un male. A differenza di altri sequel recenti di classici degli anni ’80, non si cerca l’imitazione ma piuttosto lo spirito, lo stile che ha caratterizzato quei pilastri del filone commedia d’azione a cui siamo legati. Qualcuno parlerà di effetto nostalgia, ma la pellicola, con la sua grana, sembra davvero essere uscita direttamente dal passato. Si nota la cura e attenzione che ci è stata messa.

Chi è il cattivo della situazione si capisce dal primo minuto e il film non fa niente per nasconderlo. Perché quello che conta non è chi si cela dietro al piano diabolico, ma se Murphy riuscirà a fermarlo con meno danni possibili e se riuscirà a farci ridere facendolo. Inoltre il cuore della storia è altrove. Ovvero nel rapporto tra Axel Foley e la figlia (l’ottima Taylour Paige) che lo ha ripudiato per tutta la vita a tal punto da cambiare cognome.

Gran parte del merito della buona riuscita va al regista australiano Mark Molloy, sorprendentemente al suo primo lungometraggio. Da fan e da grande professionista, ha studiato sapientemente i primi film e ha saputo dare quel tocco retrò alla pellicola. Non è facile ambientare Axel Foley ai tempi moderni, mantenendo una formula che sembrava passata di moda.

Fa ridere, sì, ma quanto? La sceneggiatura è ricca di momenti divertenti e Eddie Murphy ce la mette tutta. Bentornato Axel Foley.

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